Quibrussels

un diario europeo


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Alla ricerca dei manoscritti perduti

Di fronte all’implacabile radicalismo dei Fratelli Musulmani i cristiani egiziani, i copti, sono costretti a subire o a emigrare. L’ampiezza e l’entità delle discriminazioni sono tali che, dopo aver resistito per 14 secoli alla dominazione araba, oggi i copti sentono di aver raggiunto il limite estremo di resistenza ed iniziano a lasciare il Paese. La presenza continuativa di questa minoranza cristiana, che è sempre stata calcolata in circa il 10% della popolazione dell’Egitto, inizia oggi a scemare. Si calcola che entro il 2020 solo il 3% della popolazione resterà di religione copta. di fronte di dati così allarmanti, nell’impossibilità di salvaguardare la presenza dei copti, si cerca quindi di salvaguardare almeno il retaggio della loro cultura, così il dipartimento di Studi cristiano-orientali dell’Università di Eichstätt lo scorso maggio ha deciso di inviare a Il Cairo una missione di tre accademici per lo studio e la catalogazione dei manoscritti contenuti nell’antico monastero dei siriani a Wādi ’n-Naṭrūn, dove si trova la biblioteca più importante della capitale, dopo quella del Patriarcato. Wolfgang Dickhut, il coordinatore della missione, è un giovane ricercatore berlinese, filosofo e teologo, altissimo, gli occhi intelligenti e chiarissimi. L’ho incontrato a Berlino nel dipartimento di Studi Orientali della Frei Universitaet, dove lavora, ponendogli qualche domanda. “Il progetto – afferma Dickhut – consiste nella raccolta e nella digitalizzazione, di migliaia di manoscritti di diritto canonico, di testi liturgici e di teologia speculativa, dogmatica e anche ascetica databili dall’inizio del Millequattrocento fino alla fine del Settecento, il cosiddetto periodo buio della Chiesa copta, in cui, finita l’epoca delle crociate, ogni sorta di contatto con l’occidente si interrompe e i cristiani in terra islamica sono quasi del tutto isolati e lasciati a se stessi. E’ un periodo di cui in Occidente non conosciamo praticamente nulla e che potrebbe essere interessantissimo studiare.
E IN CHE SENSO POTREBBERO ESSERE INTERESSANTI DEI TESTI RELIGIOSI EGIZIANI DEL XV SECOLO NELLA NOSTRA SOCIETA’ EUROPEA POST-MODERNA?
Religione e morale nella società islamica erano e sono fortemente connesse poiché, se il potere sovrano spetta a Dio, viene meno anche ogni distinzione tra norme giuridiche e norme morali. I cristiani egiziani che per secoli hanno dovuti confrontarsi con il mondo musulmano, ne sono stati sicuramente influenzati sotto molte forme e ne hanno dovuto assumere la dialettica e svilupparne i temi, soprattutto per rispondere ai suoi argomenti e alle sue critiche. Per questa ragione sono stati sviluppati temi e pensieri di natura apologetica e non che hanno precorso dibattiti che in Europa si sono affacciati solo da relativamente poco e sicuramente

AD ESEMPIO?
Ad esempio, da un punto di vista teologico, il significato dell’incarnazione di Dio: gli argomenti dei teologi musulmani erano che l’incarnazione fosse superflua al fine della redenzione, perché Dio avrebbe potuto redimerci anche senza diventare uomo e soffrire sulla croce. Questo ha condotto i teologi copti a sviluppare la teoria per cui il fine della incarnazione non è solo la nostra redenzione , ma soprattutto la glorificazione di Dio e quindi si sarebbe realizzata in ogni caso, anche senza il peccato originale che avrebbe indotto a realizzarla. E’ una teoria che la teologia europea ha ripreso solo ultimamente.
Oppure testi che in continuità con la tradizione veterotestamentaria e sotto l’influenza islamica assegnano a Gesù non solo una funzione redentiva, ma autenticamente normativa. Cristo come legislatore supremo, non solo, come afferma anche una legittima e ortodossa interpretazione cattolica, perché lui stesso si è attribuito il potere di completare e interpretare o addirittura di dare in modo nuovo la Legge di Dio, ma anche perché avrebbe donato precetti politico-tecnico-socio-legislativi: come costruire una chiesa, quante colonne erano necessarie, come celebrare il rito, ecc…immagine che, ancora una volta, ricalca quella del profeta musulmano.

DA QUELLO CHE SENTO BUONA PARTE DELLE OPERE AVRA’ SOPRATUTTO NATURA APOLOGETICA, MA E’ POSSIBILE TROVARE ANCHE TESTI PIU’, COME SI DIREBBE, LAICI, DI LETTERATURA, STORIA…
La ricerca è ancora nella sua fase embrionale e probabilmente scopriremo una piccola sezione di testi inediti di letteratura non religiosa e poesia. In ogni caso, anche su questo versante, sono convinto che i testi più interessanti restano quelli di natura espressamente religiosa. E’ da alcuni di essi infatti che è possibile decifrare le informazioni più interessanti: ad esempio abbiamo trovato un testo di esegesi dei profeti scritto da Samir al Ansari, che era non solo un intellettuale copto dotato di un’enorme influenza alla corte, ma che nel XIX secolo ha esercitato anche la carica di ministro delle Finanze del governatorato ottomano sul Paese. Il suo scritto, nato sostanzialmente nato come commento ascetico contiene però tra le righe anche una rappresentazione della situazione dei cristiani nel mondo musulmano del loro rapporto con lo Stato, delle limitazioni a cui erano sottoposti e della libertà che godevano. E’ quindi chiaro che possiamo attribuirgli anche natura di commento storico-politico.

A QUESTO PROPOSITO, VENENDO ALLA CONDIZIONE DEI COPTI DEI GIORNI NOSTRI, COME HA TROVATO LA SITUAZIONE EGIZIANA?
Certo, hanno paura di un’uniformazione, di un’islamizzazione del Paese, anche perché da parte dei Fratelli Musulmani questa volontà non è particolarmente dissimulata ed anzi fa parte di un piano di uniformazione ben delineato, ma tutti i cristiani con cui abbiamo parlato sono convinti che comunque in questo momento c’è una grande libertà, molto più di prima : i giornali posso criticare il governo e lo fanno. Le persone ragionevoli sanno che presidente è un imbecille che si limita ad eseguire gli ordini del movimento, e che, almeno sotto questo aspetto, non è e non potrà mai diventare un dittatore. Almeno per quanto si vede in questo momento non dovrebbe peggiorare rapidamente. Sarebbe molto lento, ma è in atto da 30 anni. Anche sotto Mubarak per poter contenere la pressione aveva ceduto e di tanto in tanto allargava le maglie delle prescrizioni ispirate alla Sharia, soprattutto nei confronti dei costumi privati che però, necessariamente, si riverberano anche sulla sfera pubblica. Incontrando ricercatori e professori egiziani o anche solo passeggiando per strada è chiaro che, eccetto la più alta società e le copte, tutte le donne musulmane indossano il velo e questo anche 15 anni fa quasi nessuno lo indossava. Adesso le cristiane vengono riconosciute anche da questo ed è un ulteriore elemento che può far sorgere discriminazioni.
Lo stesso vale per le conversioni dall’Islam al cristianesimo: de facto non esistono, il cambiamento di religione non viene riportato sul passaporto, sorgono problemi per la custodia dei bambini all’interno del matrimonio e così via…Così i copti emigrano e vanno in USA in Australia e oggi iniziano a venire in Europa.

BUONA FORTUNA, ANZI, BUON LAVORO!
Grazie, abbiamo davvero sentito la necessità di iniziare questo progetto, sono stati gli stessi copti a chiedercelo proprio nella consapevolezza che la situazione diventa sempre più difficile. Non solo dobbiamo comprare ancora gli scanner e iniziare la catalogazione, ma una parte della raccolta è ancora tutta da scoprire. Per ora è ancora è un sogno, speriamo non diventi un incubo!


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PARIGI, O CARA – intervista liberatoria a Cosimo Bonciani

In un mondo perfetto all’incanto segue lo stupore, l’estasi, l’amore, la convinzione, le promesse, i progetti, l’investimento, la fede. Nel nostro, invece, il migliore dei mondi imperfetti possibili, all’incanto segue sempre il disincanto,  il risentimento, il fastidio.

Se siamo portati ad antropomorfizzare ogni cosa ci circondi, se ogni città che in qualche modo ci appartiene è vissuta da ognuno di noi come una persona ed il rapporto che sviluppiamo con essa è praticamente una relazione, tanto più questo discorso varrà per Parigi, che come posto va molto al di là della sua semplice natura di città: Parigi, almeno nell’immaginario collettivo, è soprattutto sogno, splendore, libertà, passionalità. E certo così rimane dopo la vacanza di una settimana nel Radisson accanto al Trocaderò, le lunghe file del Louvre, le crépes del Marais…tutto è bello. E certo Parigi è città indiscutibilmente bella, bellissima, ma è anche una donna dal volto meduseo che incanta chi la guarda in faccia, chi si ferma al gioco delle apparenze, chi la visita per una settimana e vede ciò che vuole vederci.

Ma proviamo, come Perseo, a rifletterci sullo scudo e a guardarla au rebours sfuggendo al suo sguardo pietrificatore e… vedremo una città diversa.

 

COSIMO, FACCIAMO UN INTERVISTA DISTRUTTIVA: TRALASCIAMO IL LUNGOSENNA, I TRAMONTI A PONT DES ARTES, LE BOUTIQUE DI PLACE VENDOME, E TUTTE LE STRAORDINARIE IMMAGINI BIDIMENSIONALI CHE TUTTI CONOSCONO E DI CUI NON MI INTERESSA NULLA. DIMMI, COM’ERA PARIGI, ANCHE RISPETTO A QUELLO CHE TI IMMAGINAVI PRIMA DI SBARCARCI?

Non me la immaginavo perché non avevo scelto io di andarci, è stata una mia amica a scegliere per me. Ed è per questo che il mio impatto con la città è stato assolutamente genuino: non ho avuto l’occasione di formarmi un’idea, un pregiudizio sufficientemente definito. Dalla seconda settimana dal mio arrivo un mio amico che è stilista per Alaia mi ha integrato nel cosiddetto mondo della moda, cosa che mi ha permesso di conoscere non tutta, ma almeno una parte importante di Parigi, certo la più rappresentativa…

…PRIMA DIMMI COSA NE PENSI DELLA CITTA’ IN SE’

E’ una città superlativa, o almeno che vuole sembrarlo e che nasconde dietro la facciata di splendori gravi problemi sociali e razziali. L’aspetto più entusiasmante, per me architetto, potrei definirlo con il termine ‘omogeneità’, Parigi è omogenea, che per me significa la possibilità di riconoscerla da qualsiasi dettaglio. E’ il suo punto di forza. In Italia, è vero, ogni città ha una personalità fortissima almeno quanto Parigi, ma c’è  più stratificazione, perché praticamente ogni capoluogo è stato una capitale, ma non c’è una qualificazione stilistica così concentrata come a Parigi. Tutto grazie al boom urbanistico nella prima metà dell’Ottocento attraverso il piano Haussmann che è tuttora attivo. Per esempio ogni strada deve avere un punto di fuga, una prospettiva che conceda respiro all’occhio che volge lo sguardo verso la fuga. Oppure la regola per cui l’altezza massima di un edificio non doveva superare la larghezza della strada su cui si affaccia. Infatti i grattacieli sono in mezzo a piazze amplissime o relegati fuori Parigi.

E PARIGI-ESSENZA?

E’ impalpabile, Parigi la vedi ma non la tocchi. E per questo resta sempre quella maledetta sensazione di estraneità: Parigi non apparterrà mai ad uno straniero, è solo dei parigini. E’ una città esclusiva, non inclusiva. Il contrario di Londra. Anche i francesi non parigini che la abitano, e che sono la stragrande maggioranza degli abitanti, sono di fronte ad una scelta: o  diventi parigino (che significa trasferirsi, assumere un contegno sdegnoso, camminare a passo svelto, ecc) oppure, direbbe Briatore, “sei fuori”.

CONOSCENDOTI, AVRAI IMMEDIATAMENTE ASSUNTO TUTTE QUESTE POSE…

Esatto. E con successo, ma alla lunga, se non ti appartengono veramente, stanca. Insomma questi parigini ti fanno sentire sempre ospite… che è anche bello, ma è tutta un’altra cosa che essere trattato come uno di loro. Così non ci sarà mai un’integrazione.

TI SEI SENTITO ESCLUSO?

Non escluso, ma non incluso. Il sentimento è diventato a poco a poco reciproco.

E COSA NE PENSI DEI FRANCESI?

Fondamentalmente sono un mix tra la dimensione mediterranea e quella nordica, ma non accettano né l’uno nell’altro aspetto del loro carattere: sono dei latini che pretendono di fare i tedeschi. spesso credono di essere perfetti anche quando si dimostrano pasticcioni, inadeguati e istintuali. Devo però anche dire, ora che mi ci fai pensare, che questa dimensione dell’istinto è molto repressa e anche ogni forma della famosa passionalità dei parigini rivela al contrario gesti studiati e d’effetto. Inoltre sono perseguitati dal fantasma della loro passata grandieur: sono stati per secoli una nazione centrale dell’Europa e adesso, che iniziano a perdere terreno, sentono potente questa ferita e non riescono a farsene una ragione. Forse il loro sciovinismo viene anche da questo: è l’esasperazione di questo senso di impotenza, o meglio, di non-più-potenza.

FORSE ANDRA’ MEGLIO SE MI PARLI DELLA PARIGI DEI CORPI?

La Parigi dei corpi? Ho trovato molta meno bellezza fisica di quello che mi aspettavo. Le donne non hanno un carattere riconoscibile, vanno dalla sciatteria al buongusto. In compenso minigonne, minigonne minigonne, dalla nanà alla maitresse, è una vera uniforme! Ci sono figure slanciate e figure incredibilmente grasse: donnoni dall’enorme culo molle che non capisci come abbiano fatto a infliarsi nel rivestimento attillatissimo. Hai l’impressione che ci siano cresciute dentro a poco a poco. I ragazzi, invece, che mi interessano anche di più, si tengono quasi tutti bene, ma sono sostanzialmente dei travestiti o meglio rivestiti, si impomatano, si incravattano, si riempiono di accessori, senza acquisire la naturalezza necessaria per portarli. Non vedo serenità, non c’è freschezza, ma solo tanta voglia di mostrarsi all’altezza.

UN DISASTRO, MA CI SARA’ UN ECCEZIONE…

In effetti può sembrare un disastro, ma non mi fraintendere: la mia esperienza è stata straordnaria, nonostante tutto quello che ho detto amo questa città e certo mi mancherà molto via via che il tempo passerà. E’ contraddittorio. Certo, ma penso che molti potranno capirmi. Anche quel paio di amici parigini che mi porterò dietro e che sono l’eccezione a tutto quello che ho detto: persone meravigliose che mi hanno dato tanto e alle quali resterò legato per sempre. Spero. Love you, honeys!!

 

P.S. ALMENO DILLO IN FRANCESE

J’ai vous aime, mieles!!